Confesso che le parole papali che vado a riportare non le ricordavo più. Che volete, invecchio. Né aiuta la valanga di pronunciamenti, documenti, dichiarazioni e quant’altro che uno, volesse occuparsi di vaticanismo, dovrebbe tener presenti. E’ vero, uno come me dovrebbe tenere un archivio di tutto, e sempre aggiornato.Â
Ma, ahimè, basta un semplice trasloco a farti dimenticare anche di averlo, un archivio. Così, si finisce per affidarsi alla sorte.Â
Ed eccola, oggi: l’agenzia Corrispondenza romana, cui sono abbonato, nel bollettino del 2 agosto u.s. riporta le parole cui accennavo, precisando che esse sono state riesumate sul semestrale «Background Information» da Enrico Maria Radaelli, autore di un libro intitolato La sinagoga bendata. Dunque, dopo i doverosi ringraziamenti al Radaelli che le ha tolte dall’oblio e all’agenzia romana che me le ha portate sotto il naso, eccole qua.Â
L’attuale pontefice le ha pronunciate il 7 febbraio 1981 (occhio alla data) in occasione di un convegno per le Missioni al popolo.Â
Cito: «Bisogna ammettere realisticamente e con sofferta sensibilità che i cristiani, oggi, in gran parte, si sentono smarriti, confusi, perplessi e persino delusi; si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propagate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni; si è manomessa la liturgia; immersi nel relativismo intellettuale e morale, e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo, vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva». Sono passati quasi ventiquattro anni da quel 7 febbraio 1981. Lascio a voi, amati lettori, giudicare se le cose sono migliorate, rimaste le stesse o peggiorate da allora.Â
Analizzando il passo e cercando di districarsi nel linguaggio sfumato, ormai tipico della Chiesa (e che tuttavia è una novità storica: prima, era del tipo «si quis dixerit…anathema sit»), vien da chiedersi: di chi sta parlando? E’ quel «delusi» a farci sospettare che, qui, la Chiesa stia parlando dei suoi uomini (certo, non tutti: alcuni, per adeguarci allo stile; ma sicuramente in posizione tale da essere in grado di operare gli sconquassi così dettagliatamente lamentati).
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