Ovvero: una lettera dall’Inferno, scritta da un’anima dannata e inviata a uno qualsiasi. Si descrive non tanto come si sta da quelle parti ma quanto sia facile andarci. Sulla scia delle famose Lettere di Berlicche di C. S. Lewis, ma con due differenze: una, chi parla non è un diavolo; due, Lewis era anglicano mentre qui l’autore è cattolico. Si dimostra come per andare all’Inferno non sia necessario fare qualcosa di particolarmente malvagio: basta non fare proprio niente. Il mittente, ormai prigioniero della parte, non può più fare altro che l’ultimo dispetto, e mischia ambiguità , disordine, verità e menzogna, così come fanno i diavoli. Infatti, non si sa se sia illusione o meno. Sarcastico e miserrimamente ridicolo, agghiacciante e serpentino, amaramente comico e orrendamente triste. In un momento in cui nessuno parla più dell’Inferno. Il libro è un aggiornamento ampliato di Consigli del diavolo custode per andare all’Inferno senza strafare.
il blog di Rino Cammilleri
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