Il 21 gennaio 2014 a Roma si è tenuto un convegno sullo spinoso caso della legge pakistana sulla blasfemia. Ha scritto, nell’annunciarlo, Zenit: «Per essere condannati è sufficiente calpestare inavvertitamente una pagina di giornale su cui sono trascritti dei versetti del Corano, un’eventualità non così remota in un paese in cui quotidiani, riviste e cartelloni spesso riportano versi in arabo del libro sacro islamico. Peraltro – se appena il 69% degli uomini e il 45% delle donne sa leggere e scrivere in urdu – soltanto il 5% dei pachistani comprende pienamente la lingua araba». Nel 2009, per esempio, alcuni bambini cristiani di Gojra ricavarono coriandoli da un giornale per festeggiare un matrimonio, ignorando che c’erano sopra versetti del Corano. La folla attaccò il quartiere cristiano, cento case furono incendiate e sette persone rimasero uccise. Io suggerirei (l’ho già scritto ma lo ribadisco) a tutti i cristiani nei Paesi a rischio di emigrare nel mondo libero, come facevano i boat people vietnamiti. Li lascino al loro fanatismo e al conseguente sottosviluppo.
il blog di Rino Cammilleri
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