Vado in via Moscova a Milano per cambiare i miei fumetti nel solito negozio. Come sempre, non voglio soldi ma un buono da spendere nel medesimo shop. Questa volta ne ho accumulati un bel po’, mi ci vuole il borsone con le ruote. Metrò affollato, scale (mobili? e dove?) arrancando col borsone (il peso specifico della carta è noto). Arrivo. C’è uno mai visto. Chiede se ho l’appuntamento, dico che a mia memoria nessuno me l’ha mai chiesto, lì dentro. Proclama che è in partenza per Lucca e non può darmi retta. Osservo che il festival dei comics lucchese è il 30, oggi è il 19. Niente da fare. Chiedo se posso almeno lasciare il borsone in un angolo fino a che sia tornato da Lucca. Non mi lascia nemmeno finire: no. Esco come sono entrato; strada, scale, metrò. Fermata Garibaldi (sai la fantasia…): tutti fuori, motivi di ordine pubblico. Boh. Mezzo sostitutivo? Boh. Dopo un’ora riesco a prendere un taxi, la cui spesa si aggiunge a quella dei biglietti del metrò. Giornata fantozziana. Il genio di cui sopra forse non sa di aver perso un (buon) cliente. Se è un impiegato, magari non gliene frega un comic. E dire che il tempo che ha perso a battibeccare con me era esattamente quello che bastava ad accontentarmi.