«Tra management Perugina/Nestlè e Sindacati/Istituzioni (è) maturato un accordo che sistema in modo accettabile i 346 esuberi che l’azienda in un primo momento voleva semplicemente licenziare. (…) Nelle stesse settimane della vertenza, precisamente a metà febbraio, (…) il presidente della Corte d’Appello ha denunciato 405 fallimenti presso il tribunale del capoluogo per l’anno 2017. Fallimenti di imprese di varia natura, commerciale, artigianale, professionale, piccola industria. 405 è un poco superiore a 346 ma per i primi non si è mobilitato nessuno. Nessun politico, nessun vescovo, nessun sindacato, nessun giornalista ha menato scandalo e men che meno ha organizzato resistenza a quei 405 fallimenti; nessun tavolo istituzionale, nessuna convocazione ministeriale, nessun assessorato che coordina i soggetti istituzionali, le forze economiche e prova a reperire fondi. Sapete il perché di questa disparità di trattamento? Mi dispiace essere sgradevole, ma la risposta è che piacenti o nolenti noi tutti siamo immersi in una mentalità profondamente e pervasivamente marxista, secondo la quale l’unico soggetto sociale che merita attenzione è la mitica classe operaia». (cfr. Luigi Fressoia, «Perugia, Italia…» newsletter n. 127).
il blog di Rino Cammilleri
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