«Verso la fine del 1944 e l’inizio del 1945 la città di Zagabria era diventata rifugio di moltissimi profughi in fuga dalle aree dell’NDH (Stato Indipendente Croato, alleato dell’Asse, ndr) già occupate dai partigiani, i quali facevano strage di avversari ovunque arrivassero. Verso la fine di aprile 1945 l’arrivo dei partigiani a Zagabria fu considerato imminente, il panico prese il sopravvento, e lunghissime colonne di militari e di civili, soprattutto donne, vecchi e bambini, si diressero a piedi verso la Slovenia sperando di trovare rifugio in Austria o in Italia nei territori occupati dagli Alleati. Una volta giunti in Austria ed entrati in contatto con l’esercito britannico, i militari che avevano deposto le loro armi e i civili furono respinti verso l’esercito titino che stava ormai sopraggiungendo, sebbene i britannici sapessero cosa attendeva i croati una volta catturati dai partigiani, vale a dire schiavitù, tortura e morte» (Josip Horyaticek, Lnbq, 21.5.20).