Una categoria sociale di cui fino a non molto tempo fa non me ne fregava nulla si è imposta alla mia attenzione. Premessa: per uscire di casa devo percorrere uno strettissimo marciapiede che costeggia una statale. Devo arrivare al semaforo, dove c’è il passaggio pedonale. Dopo il semaforo comincia l’unico rettilineo. Il marciapiede me lo faccio con sciami di ciclisti che, senza mascherina, mi fiatano in faccia a due millimetri di distanza. Naturalmente le bici moderne non hanno il campanello, perciò devo stare attentissimo a qualche ritardatario che se ne sbatte delle regole. Rapidi e invisibili come i sottomarini del Duce, sono pure silenziosi. Ora, poiché il loro numero cresce di anno in anno e molti di quelli che vedo hanno più anni di me, mi compatirete se mi si affaccia alla mente la frase di Gesù: «Chi di voi, per quanto si affanni (a pedalare, ndr), può allungare di un quarto d’ora la sua vita?».

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