-Film e fiction italiani. Spesso non si capisce molto perché gli attori parlano concitati. Io so perché. Anni fa, invitato ad assistere alle prove di una pièce teatrale, vidi che l’attrice recitava normalmente, ma il regista le impose la concitazione. Secondo lui, aumentava il pathos. Compresi che così gli avevano insegnato nelle accademie italiane. Ma, se il teatro ha una sua acustica, in cine e tivù si usa la «giraffa», microfono direzionale che, dovendo stare fuori campo, non tutto coglie. Mio padre mi aveva insegnato a star lontano dai film francesi, che trovava sconclusionati. Io ho aggiunto quelli italiani. E non solo per l’audio.
-Come dimostra A. Bono (Lnbq, 10.1.22), l’ultima per ottenere asilo politico è fingere conversione al cristianesimo e dire di non poter tornare perché ormai apostati dell’islam.
-In “1984” di Orwell la giornata di Winston Smith, il protagonista, si svolge con nelle orecchie il continuo, ossessivo, monotono e martellante snocciolare di cifre e statistiche e percentuali: tot occupati, tot pil, tot malati, tot morti, etc. Ebbene, accendete un qualsiasi tg.
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