Ormai, a Milano almeno, non c’è bar né supermarket senza un africano questuante davanti. Donnette e anziani (in genere) che escono dopo aver consumato si liberano degli spiccioli dandoli a costoro. Detti benefattori, siano laici o semplicemente semplici(otti), anziché disperdere denari tra i tantissimi postulanti che fanno loro pena (da qui la gara a chi fa più pena) farebbero bene a darli al parroco, l’unico che sa chi è nel quartiere che ha veramente bisogno ma si vergogna di mostrarlo. A fine anno economico, i «buoni» hanno versato in questue parecchio, ma così disperso e frazionato da risultare utile solo al mantenimento del mestiere più bello del mondo: guadagnare senza far niente. Voi che mi leggete: compratevi un salvadanaio, metteteci ogni giorno gli spiccioli che l’emotività vi farebbe versare a giovanotti aitanti e in salute. A fine anno, apritelo e date il contenuto al parroco. L’opera buona l’avrete fatta lo stesso, e in più sarà davvero utile. Assicuratevi, però, che il parroco non lo giri lui all’«accoglienza».