Il fondatore della Società di Maria, i cosiddetti «padri marianisti», era un semplice sacerdote che riuscì a sopravvivere a ben due rivoluzioni francesi: quella del 1789 e quella, definitiva, del 1830. Essendosi rifiutato di prestare il «giuramento costituzionale» scismatico ai giacobini, fu costretto a nascondersi e ad affrontare mille peripezie per poter svolgere, travestito, il suo ministero. 

Si rese conto che un’epoca si era chiusa e che bisognava rimboccarsi le maniche per ricominciare su basi nuove. Per questo, accantonando i sogni di impossibili restaurazioni del Trono e dell’Altare, si dedicò alle nuove generazioni uscite dalla bufera rivoluzionaria e napoleonica. 

La sua creatura era un corpo di laici e preti che si concentravano sull’educazione, aprendo scuole con criteri pedagogici all’avanguardia. Paradossalmente, le maggiori difficoltà vennero con la Restaurazione. Infatti, la rivoluzione aveva letteralmente eliminato una classe dirigente; fu così che a comandare si ritrovarono gli stessi, riciclatisi con altro nome. Una lezione anche per l’oggi.