Sul «Corriere della Sera» del 29 luglio u.s. leggo un lungo articolo dedicato alla polacca Radio Maryja e al suo fondatore, il redentorista Tadeusz Rydzyk. Gli occhielli riassuntivi del contenuto, a destra e a sinistra, citano: «Bruxelles vuole imporci l’eutanasia, l’aborto e i matrimoni omosessuali» e «E’ un pubblico per lo più anziano, fatto di gente poco istruita, spaventata dal mondo moderno». 

Il succo del discorso è questo: la radio, seguita da oltre sei milioni di persone, è contraria all’adesione della Polonia all’Unione europea. Ora, poiché il papa e le gerarchie ecclesiastiche si sono schierate per l’ingresso, ecco la notizia: ci sono non pochi irriducibili guidati da un prete. 

La strategia della Chiesa, suppongo, è questa: è meglio star dentro piuttosto che fuori, in modo da far pesare in senso cristiano i voti di un’intera nazione (e, perché no, diluire l’influenza di quelli che di cristianesimo non vogliono sentir parlare nemmeno nel preambolo della costituzione europea). Il governo di sinistra, paventando il non raggiungimento del quorum, non ha saputo più cosa promettere pur di avere l’appoggio dei vescovi. Infatti, come nota l’articolista, «il maggior numero dei votanti si è registrato, specie nelle campagne, dopo la fine della messa domenicale». Segno che la predica aveva fatto effetto. 

Ma torniamo all’occhiello di cui sopra, quello che recita: «E’ un pubblico per lo più anziano, fatto di gente poco istruita, spaventata dal mondo moderno». La frase è di un sociologo polacco, che non conosco, ripresa nel corpo dell’articolo. Articolo che, però, comincia così: «La giovane attivista ha piazzato in bell’ordine davanti alla chiesa di Sant’Anna i cartelli contro l’Unione europea». 

Dunque è una ragazza. Che spiega: «Non cesseremo mai di lottare contro un’Unione neopagana che vuole imporci l’eutanasia, l’aborto e i matrimoni omosessuali». L’articolo elenca, poi, i dati dell’«impero» mediatico di Radio Maryja, non trascurando, correttamente, di evidenziare che è esentasse. Né che identifica i «nemici» della Polonia con «ebrei, massoni, i nuovi ricchi…» e che «scivola di tanto in tanto in sfuriate antisemite». Poiché non parlo il polacco non so come effettivamente stia l’antisemitismo di quella popolare radio. 

Dunque, prendo atto e deploro. Tuttavia non capisco come una radio con un pubblico «anziano» possa avere come attivista una «giovane». Anche lei «spaventata dal mondo moderno»? Sia come sia, «anziano» è anche il papa, eppure… Io, che ascolto la Radio Maria italiana, non sono affatto «poco istruito», e conosco molti ascoltatori anche più laureati di me. In Polonia è diverso? Oppure, se sei milioni di persone votano come piace a noi diventano giovani, diplomati e impavidi?