Scrive Paolo Rodari su «Il Riformista» (e anche Andrea Tornielli su «Il Giornale» del 3 febbario 2009) che in Vaticano gira da qualche giorno un «dossier Williamson». In sintesi, «la tv svedese, influenzata da un suggeritore, ha voluto strappare a Williamson le dichiarazioni che conosciamo sulla Shoà in modo da usarle a tempo debito» e cioè in concomitanza con la revoca della scomunica il 21 gennaio. L’intervista di Williamson è dell’1 novembre 2008. Qualcuno ha suggerito all’intervistatore di fare domande su certe cose che Williamson aveva detto, anni prima, in Canada. E qualcun altro, forse dentro al Vaticano, ha suggerito alla tv svedese di aspettare un paio di mesi perché il Papa era in procinto di revocare la scomunica. Chi può essere il suggeritore? Il dossier punta il dito su «una giornalista francese, Fiammetta Venner. Chi è costei? È una nota attivista del movimento omosessuale francese, e anche di quello abortista e laicista. È un’assidua relatrice dei convegni sulla laicità del Grande Oriente di Francia. La Venner, che lo scorso settembre in concomitanza del viaggio del Papa in Francia aveva mandato alle stampe un volume firmato assieme alla sua compagna Caroline Fourest e significativamente intitolato Les Nouveaux Soldats du pape. Légion du Christ, Opus Dei, traditionalistes, è intervenuta nell’ampio documentario dedicato ai lefebvriani all’interno del quale la tv svedese ha mandato in onda anche l’intervista a Williamson». Singolare «la decisione della tv svedese (forse imbeccata da qualcuno dentro le mura vaticane), che aspetta fino al 21 gennaio a mandare in onda l’intervista». E c’è di più: «Nei giorni scorsi il giornale tedesco “Der Spiegel” si è spinto sino a ipotizzare che i responsabili delle comunità ebraiche più importanti del mondo, tra queste “il Consiglio Centrale degli ebrei in Germania”, fossero “stati informati” in precedenza delle dichiarazioni negazioniste del vescovo ma non abbiano voluto manifestare la propria contrarietà per intervenire contro il Papa soltanto successivamente, a cose fatte».Â