Una ricerca della clinica San Carlo di Milano (29 maggio 2009) evidenzia una crescita nei tentativi di suicidio tra i giovani. 590 a Milano negli ultimi tre anni. C’è una generazione che non sa soffrire. Ai giovani viene detto in tutte le salse che la vita è un giocattolo, non un compito. Così, quando non è conforme alle aspettative, la si butta. Tanto, dopo c’è solo il sonno eterno (altra cosa che viene detta in tutte le salse). Anche i genitori fanno la loro parte. Se ci sono, è tutto un lavorare-per-guadagnare-i-soldi-per-divertirsi. Il pargolo? Oggi tennis, domani piscina, poi lezione di danza, di pianoforte, di sci… Trousse scolastica firmata, cellulare, paghetta cospicua, palestra, pub, discoteca, motorino… E poiché anche per i genitori la vita è un giocattolo, quando non vanno più d’accordo si separano. Lasciando i figli a mezzadria e usandoli come arma di ricatto o riempiendoli di gadget per cercare di compensare (come se qualcosa potesse compensare la perdita della famiglia). Va da sé che talvolta basta un brutto voto o la rottura con la fidanzatina… Se c’è qualcuno che si salva (e non sempre) è la coppia cattolica credente e praticante con un sacco di marmocchi. Tutti gli altri sono a rischio.