Piero Gheddo, decano dei missionari italiani, sul mensile «Il Timone» del dicembre 2009 ha scritto un articolo che così comincia: «Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank che dal 1976 ha diffuso il microcredito fra milioni di famiglie povere del Bangladesh, ha certamente meritato il Premio Nobel 2006 per la Pace. E’ stato accolto trionfalmente in Italia pochi mesi fa. Ma nessuno ha ricordato che le “banche per i poveri” in Bangladesh le hanno iniziate i missionari cattolici e protestanti negli anni Venti del Novecento». Più avanti un missionario cattolico spiega a Gheddo: «I piccoli prestiti che fanno le Credit Union (cioè le banche della Chiesa) vengono restituiti col modico interesse del 12% annuale, molto più basso di quello che fanno le banche (del 22-24%) e meno della metà di quello che fa la famosa Grameen Bank di Yunus, che arriva a pretendere il 28% annuo di interesse sui prestiti». Ohibò. Nel resto dell’articolo, molto interessante, si spiega come i Credit Union si rivolgano ai poveri più poveri: i tribali pagani e cristiani. Mentre la Grameen Bank lavora con bengalesi musulmani o indù. I missionari devono combattere con una mentalità arretrata e immobilista, insegnando ai tribali a risparmiare per restituire il prestito (novità rivoluzionaria) e a non accontentarsi della pura sopravvivenza, magari intraprendendo un’attività (cosa altrettanto rivoluzionaria, perché fa emergere i giovani intraprendenti e toglie potere agli anziani conservatori). Grazie a questo lavoro educativo, «oggi ci sono decine e decine di uomini e donne che sanno partecipare a una riunione, discutere e spiegarsi, tenere i registri contabili». Tutto questo –aggiungo io- finirà per avere conseguenze politiche (come già accade in certe zone dell’India), perché i vecchi ceti dominanti non tollereranno una democrazia allargata agli ex “inferiori”. E’ l’antico problema che il cristianesimo, maestro di libertà e dignità, ha sempre incontrato in Oriente.