Nella sua rubrica quotidiana di dialogo con i lettori del «Giornale», Paolo Granzotto è solito cavare dal cilindro chicche storiche da non perdere. Il 21 maggio 2010, per esempio, a un lettore che gli chiedeva dei rapporti storici tra islam e nazismo, così rispondeva: «E’ ben nota l’adesione di Amin al-Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme (e zio di Yasser Harafat, per dire) al nazismo e il contributo anche militare che ne diede con la Legione Araba e l’arruolamento di molti adepti nelle divisioni Waffen SS (l’ufficiale di collegamento con il Führer si chiamava Eichmann, Adolf Eichmann)». Poi, nel finale: «Sa, caro ***, che nel ’39 una cinquantina di intellettuali firmarono un documento di plauso al Duce per aver introdotto il “voi”? Si chiamavano Elsa Morante, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Vasco Pratolini, Concetto Marchesi, Giorgio Strehler, Arturo Carlo Jemolo, Massimo Mila, Renato Guttuso… Tutti fieri antifascisti. Dopo».