Garibaldi, nato il 4 luglio (come il film omonimo che valse l’Oscar a Tom Cruise), è stato commemorato da Luigi Pruneti e Pierre Lambicchi, Gran Maestri rispettivamente della massoneria “scozzese” di Pza del Gesù (proprio di fronte alla storica chiesa dei gesuiti, a Roma) e del Grande Oriente di Francia, nonché dallo storico Aldo A. Mola (lancio del 29 giugno 2010 dell’agenzia AbruzzoPress). Il discorso è caduto, a un certo punto, sui finanziamenti della spedizione dei Mille, cui contribuì la massoneria inglese con 3 milioni di franchi-oro. Mola: “Il finanziamento proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l’impegno di non fermarsi a Napoli ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio. Tutta la spedizione garibaldina fu monitorata dalla massoneria britannica, che aveva l’obiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi, e anche gli Stati Uniti, che non avevano rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno (…) La sua appartenenza alla massoneria garantì a Garibaldi l’appoggio della stampa internazionale, soprattutto quella inglese, che mise al suo fianco diversi corrispondenti, contribuendo a crearne il mito, e di scrittori come Alexandre Dumas, che ne esaltarono le gesta. Non che lui non lo meritasse, ma tanti altri meritevoli non hanno avuto la sua notorietà”. Aggiunge il lancio d’agenzia che al “fratello Garibaldi” ha reso omaggio con un “evviva” Lambicchi, mentre Pruneti ha criticato “il revisionismo storico e la letteratura di divulgazione che su Garibaldi ne dicono da anni di tutti i colori”. L’agenzia ha titolato il suo lancio così: “Garibaldi, sciuscià della Perfida Albione”. Per chi non lo sapesse, “sciuscià” erano detti a Napoli, durante l’occupazione americana, i lustrascarpe, in inglese “shoes shine”.