Nella sua rubrica quotidiana sul «Il Giornale», Paolo Granzotto l’8 novembre 2010 avvertiva che «solo negli ultimi due mesi almeno cinquanta suicidi sono stati sicuramente collegati alla pratica dei microcrediti. Suicidi di insolventi, sprovvisti di quelle poche rupie necessarie a saldare la rata settimanale del prestito». Altri si rivolgono «agli strozzini». E Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank e Nobel 2006, si riprometteva si spazzar via «i castelli di sabbia dell’economia liberista», aggiungendo: «Un giorno i nostri nipoti andranno nei musei per vedere cosa fosse la povertà ». Ricordo l’Antidoto in cui padre Gheddo riferiva che le “banche dei poveri†in Bangladesh «le hanno iniziate i missionari» fin dagli anni Venti. Esse chiedono il 12% annuale, «molto più basso di quello che fanno le banche (del 22-24%) e meno della metà di quello che fa la famosa Grameen Bank di Yunus, che arriva a pretendere il 28% annuo di interesse sui prestiti». Non solo: i missionari lavorano coi poveri più poveri, i tribali pagani e i cristiani, mentre la Grameen Bank si rivolge a musulmani e indù.
il blog di Rino Cammilleri
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