«La sua forma stretta e allungata la sottopone ad una disuguaglianza di clima notabilissima; e mentre la sua parte nordica è colpita da freddi algenti, la meridiana all’opposto è allietata da una eterna primavera. Il robusto Alpigiano diversifica essenzialmente dal molle abitatore di Brindisi, di Sorrento o di Palermo. L’indole seria, riconcentrata, iraconda e manesca dell’intelligente Romagnolo contrasta troppo colla dolcezza veneziana, e soprattutto coll’indole stazionaria, pacifica, rassegnata della plebe napoletana. La proverbiale parsimonia toscana, e l’industre solerzia dei suoi abitanti non formano esse un contrapposto notabile colla generosità ed ospitalità dei Romani, quantunque vengano essi accagionati in molti casi di spingerla tropp’oltre al punto di assumere le apparenze di scialacquatrice imprevidenza? La Storia degl’Italiani poi ci sembra somministrare questa contradizione, di essere, cioè, pressoché tutti desiderosi di unità in teoria, ma divisi in pratica. La compressione tiene uniti Piemontesi e Liguri ma fra loro non vi è simpatia: vero affratellamento non crediamo che sussista tra Firenze, Siena, Pisa e Livorno. Vi ha egli simpatia veramente cordiale, fra le popolazioni romane e le napoletane, fa queste e i Siciliani, le cui rivolture del 1820 e del 1848 ci han rivelato l’antipatia profonda fra essi esistente?». Cfr. Giuseppe Spada, Osservazioni storiche sulla unità e nazionalità italiana (1860), a cura di Giuseppe Brienza, in Pio IX e la Questione Romana (D’Ettoris Editore, pag. 82).