Justin Bieber, diciotto anni, è il nuovo idolo delle adolescenti di tutto il mondo. Cantante e attore canadese, durante il suo tour negli Usa si è permesso di dire che i giovanissimi sono sottoposti a indottrinamento pro-aborto, come se fosse un «diritto» dell’umanità. Naturalmente, si è scatenato addosso l’inferno (e i suoi seguaci). Il fatto è che il giovanotto parla a ragion veduta (cfr. Giuseppe Brienza su “Vatican Insider” del 29 settembre 2012, ripreso dal «Timone» di novembre). Infatti, è figlio di una tossica che a diciassette anni aveva tentato il suicidio perché rimasta incinta suo malgrado. Vittima di abusi nell’infanzia, viveva tra alcol e droga; naturalmente, tutti la spingevano ad abortire. E lei lo fece. Ma l’operazione fallì e lei, in un soprassalto di dignità, decise di tenere il bambino. Che crebbe da sola e in miseria. Meglio andò al tenore Andrea Bocelli, che sua madre rifiutò di abortire sebbene le avessero detto che sarebbe nato cieco. Stessa cosa fece la madre di Susan, il «cigno dell’Inghilterra» e anche lei voce di fama mondiale: la donna aveva già un sacco di figli era povera e, le dissero, avrebbe avuto una bambina subnormale. La morale che pare trarsi da queste storie è la seguente: mamme, non date retta agli “amici” (e neanche ai medici) e non abortite perché potreste abortire la vostra fortuna.