Ai primi di maggio 2013 le associazioni gay italiane hanno alzato la voce e il premier Letta ha subito obbedito esautorando il sottosegretario Micaela Biancofiore. Così ha scritto Anna Bono su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 maggio a proposito del potere delle Ong ormai «diventato enorme»: «Le sole organizzazioni non governative sono centinaia di migliaia – più di 37.000 quelle internazionali, secondo le stime dell’UNDP, l’agenzia ONU per lo sviluppo – con una disponibilità complessiva di capitali che ne fa la quinta economia del mondo. Alcune migliaia sono accreditate alle Nazioni Unite dove svolgono importanti funzioni consultive e organizzative. Al Palazzo di Vetro hanno acquisito potere crescente a partire dagli anni Novanta, soprattutto durante i due mandati di Kofi Annan, segretario generale dell’ONU dal 1996 al 2006, che ne ha notevolmente accresciute le funzioni (…). C’è dell’altro. Un’associazione – non è un’ipotesi, succede davvero – può pretendersi portavoce, ad esempio, dei contadini del Kenya, parlare a una conferenza mondiale delle Nazioni Unite in nome loro, reclamando, per citare delle campagne di grande rilevanza, e discutibile opportunità, realmente lanciate dalle associazioni civili, provvedimenti contro il riscaldamento globale, la condanna di Israele per genocidio, risarcimenti per la tratta atlantica degli schiavi e la colonizzazione europea dell’Africa, e ottenere finanziamenti internazionali per proseguire la propria attività, senza aver mai consultato i suddetti contadini, essendo in realtà composta da poche decine di soci mentre i milioni di contadini del Kenya per la maggior parte, o quasi tutti, neanche sanno della sua esistenza, non hanno avuto alcun ruolo nella sua costituzione e tanto meno l’hanno delegata a rappresentarli».