Riassunto dell’Antidoto precedente: in treno, ggiovane jeansato, felpato, sneakerato, seduto una gamba a est e l’altra a ovest, pollici frenetici su tastiere multiple, orecchie cuffiate. Non dava fastidio, affatto, anche perché ormai i posti in treno sono tutti prenotati (e lui, ovviamente, l’ha fatto per via elettronica). Ma è il prototipo del ggiovane contemporaneo, solo nel suo autismo artificiale: lui e le sue macchinette, e chissenefrega del resto del mondo. Infatti, dove il posto non si può prenotare elettronicamente (tram, bus, metrò), stessa postura sbracata e al diavolo gli anziani e le donne incinte in piedi. Il suo sogno, il suo mito, il suo idolo è quel Zuckerberg che è diventato uno dei ggiovani più ricchi del pianeta per avere inventato una delle cose più inutili che esistano: Facebook. Non a caso, si veste nello stesso, identico, modo di tutti gli altri ggiovani globalizzati. Per il resto, Jobs faceva il buddista-chic, Gates usa i suoi soldi per diminuire la popolazione del terzomondo (eh, i poveri sono troppi)… Per trarre films dalle loro vite da cenerentole del terzo millennio non hanno nemmeno aspettato che fossero tutti morti. E’ il successo, bellezza. L’unica cosa che conta e per la quale battersi con ogni mezzo. Be fool, be hungry.
il blog di Rino Cammilleri
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