Scrive Alberto Indelicato che nel 1966, decimo anniversario della fallita rivolta antisovietica ungherese, «furono strettamente sorvegliati i cimiteri per evitare che l’omaggio ai defunti, vittime della repressione, si trasformasse in qualcosa di diverso. A pregare o a ricordare i morti non si poteva essere in più di tre persone. Le autorità non avevano dimenticato che il 4 novembre del 1956 le truppe sovietiche avevano sparato su una folla di diverse migliaia di donne che si erano riunite in un cimitero per piangere i loro morti, vittime della repressione dei giorni precedenti» (blog Dissensi & discordanze, 25 luglio 2014).