Su «Spunti», mensile dell’associazione «Luci sull’Est», leggo (agosto 2015) un’intervista di Marco Maisano a una suora di Mosul, costretta a scappare con le consorelle («avevamo con noi solo i vestiti addosso») dall’Isis perché avvertite solo tre quarti d’ora prima che i jihadisti arrivassero. La suora, tra l’altro, ha detto: «Ci hanno tradito i nostri vicini musulmani. Prima ancora che l’Isis entrasse in città, la gente già buttava giù le croci. Quando siamo andati via sono entrati nelle nostre case. Siamo stati saccheggiati». Eh, la paura fa novanta. Alle suore è andata bene, in fondo: i vicini, per ingraziarsi i nuovi padroni, avrebbero potuto far trovare le loro teste in grazioso omaggio.