“Anche la descrizione della posizione del sudario – che secondo traduzioni recenti era «non là con i teli, ma in disparte, piegato in un luogo» – ha convinto poco don Antonio: «KeÃmenon, come già keÃmena, è participio di keîmai, giacere. Ou metà tôn othonÃon keÃmenon significa che il sudario non era disteso come le altre bende. Ma, al contrario (così va tradotto l’avverbio khorìs, in senso modale), appariva arrotolato (entetyligménon, dal verbo entylÃsso, che significa avvolgere, arrotolare) in una posizione unica, singolare. Così si può tradurre eis héna tópon, che le versioni correnti traducono banalmente come “in un luogoâ€. Significa che il sudario, a differenza delle fasce distese, appariva sollevato, in maniera quasi innaturale, forse perché su di esso i profumi avevano avuto un effetto inamidante». (don Antonio Persili, intervista a «30 giorni», febbraio 2001, ricordato da Giuliano Guzzo).
il blog di Rino Cammilleri
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