Leggo l’elenco dei GayPride programmati dall’11 maggio (Vercelli) al 14 settembre (Novara). Tutti i giorni, anche più d’uno al giorno (il 15 giugno, per esempio, ce ne sono otto), praticamente in tutte le città d’Italia. Leggo su GenderWatch (La Nuova Bussola Quotidiana dell’11 maggio 2019) che l’elenco è per giunta parziale, perché ancora in fieri (per ora sono quaranta). Cortei, più film, incontri, conferenze, spettacoli, dibattiti. Mi chiedo: ma quanti sono i marciatori in Italia? O si tratta di «villaggi Potemkin»? E chi paga? Boh.