Il finanziere ed economista Ettore Gotti Tedeschi, presidente del Banco Santander italiano e dello Ior vaticano, da un paio d’anni su «L’osservatore romano» spiega che la causa principale della crisi economica è la denatalità. Il 25 novembre 2009 lo ha ribadito su SviPop (agenzia di Sviluppo e Popolazione, diretta da Riccardo Cascioli), anche perché, dimostrato che lo sviluppo economico dipende direttamente dalla crescita demografica (lo ha fatto Alfred Saury, il maggior economista-demografo contemporaneo), prima i catastrofisti (interessati) hanno spostato il tiro sull’esaurimento delle risorse (ma «l’età della pietra non finì perché l’uomo rimase senza pietre e l’età del ferro non finì perché rimase senza ferro….Finirono perché l’uomo seppe escogitare qualcosa di nuovo, di meglio…», scrive l’economista indiano Indur Goklany in The improving state of the World, Cato Institute 2007), poi sull’ambiente. «La stessa Onu spiegò che tra il 1900 e il 2000 la popolazione mondiale era sì cresciuta di 4 volte, ma il Pil mondiale era cresciuto di ben 40 volte». Non solo: «Se in un paese la popolazione non cresce, il suo rischio non è solo di regressione economica, ma anche di riduzione di potere politico verso altri paesi». Ancora: «Non è pensabile che vi siano scienziati che sostengono che i cambiamenti climatici siano dovuti all’eccesso di popolazione e altri che li imputino a fluttuazioni climatiche assolutamente naturali e per nulla eccezionali». A ben vedere, «anche per Caino, Abele era di troppo, creava problemi di competizione economica nell’allevamento ovino e inquinava l’ambiente con i suoi troppi sacrifici a Dio…».