La Mondadori mi chiese di cimentarmi con la vita di s. Antonio di Padova vista da un laico. Doveva essere una collana di vite di santi scritte da scrittori di un certo grido. La collana non ha avuto molto successo ed è stata sospesa. Sì, perché l’unico libro che aveva venduto bene era stato il mio. In effetti, dovetti pensarci a lungo, perché il problema era il taglio: su quel santo era già stato detto tutto (anche se pochi lo conoscono a fondo). Così, decisi di fare una «autobiografia», facendo parlare il santo in prima persona. Ed evidenziando quel che di lui nessuno conosce: la demonomachia, per esempio (le sue lotte col demonio). Di questo «santo dei miracoli» in genere si pensa che sia bravo a far ritrovare le cose perdute. Ma non si spiega perché, dopo la Madonna, è quello che ha il maggior numero di luoghi e città intitolate al suo nome. Non c’è chiesa che non abbia una sua immagine. Nessuno conosce le sue lotte contro gli eretici catari, né il fatto che sia stato lui a convincere s. Francesco a permettere lo studio ai francescani. Lo sapevate che è anche Dottore della Chiesa? Nemmeno si conosce la sua personale crociata contro l’islam. Il risultato è un libro che si legge come una fiction, perché i colpi di scena non mancano. Ma è tutto vero.