Avremmo potuto intitolare questo libro così: il cervello cattolico più lucido del secolo scorso. Ma non avrebbe reso l’idea, perché Juan Donoso Cortés fu molto di più. Egli fotografò quel che stava accadendo nel XIX secolo, e soltanto lui ne fu capace. Superiore, e di molto, alle menti più acute del suo tempo, sia cattoliche che laiche, può essere paragonato a calibri come Toqueville e De Maistre.Con, in più, una stupefacente capacità di analisi e di previsioni che sfiorò lachiaroveggenza. Egli previde il matrimonio della Russia col socialismo in un tempo in cui neanche il liberalismo sembrava dovesse avere un futuro certo (Donoso morì nel 1853). Intuì l’avvento del globalismo, della tecnocrazia; addirittura della guerra civile spagnola. E fu lui a organizzare in stringati sillogismi le idee portanti del Sillabo.
Un documento pontificio denigrato e vituperato come quintessenzadell’oscurantismo clericale, ma dal quale proprio alle soglie del terzomillennio possiamo apprezzare la singolare antiveggenza. Ma la vita diquest’uomo. Morto nel fiore degli anni, è anche la storia misteriosa di una conversione religiosa, la narrazione dell’azione della grazia sull’animo di uno sfegatato progressista, e della trasformazione di un oscuro funzionario spagnolo nell’oratore più possente dell’Ottocento.
Come da lui stesso previsto e come constatato da un suo grande ammiratore, Carl Schmitt il pensiero di Donoso Cortés ha il curioso privilegio di giacere dimenticato nei tempi di relativa calma per riemergere fatalmente nelle epoche di crisi. Come la nostra.
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