«Grandi aziende che hanno già interrotto le donazioni ai membri del Congresso (in particolare per i 147 che hanno votato contro la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden)… AT&T, Hallmark, American Express, Amazon, Marriot Hotels e MasterCard lo hanno fatto solo nei confronti dei 147 repubblicani» (Stefano Pioppi, Formiche.net, 12.1.21).
«Banche, associazioni, imprese in affari con l’impero immobiliare di Trump stanno una dopo l’altra interrompendo i rispettivi rapporti finanziari e commerciali con le aziende riconducibili a Trump (…). L’addio più pesante è quello di Deutsche Bank, una delle banche legate a doppio filo alla galassia Trump. La quale ha ufficialmente annunciato di non voler fare più affari con The Donald e le sue aziende in futuro (…). Senza considerare che la holding di Trump è sotto inchiesta da parte dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan e del procuratore generale di New York (…), anche la Signature Bank ha dichiarato di aver iniziato a chiudere i conti personali di Trump e ha chiesto le dimissioni del presidente, affermando che “in futuro non farà affari con i membri del Congresso che hanno votato contro i risultati del Collegio elettorale†(…). Ancora, Airbnb ha detto che tenterà di vietare a chi sostiene i gruppi che hanno assalito il Congresso di soggiornare nelle proprietà sulla sua piattaforma mentre American Airlines e Bp vogliono sospendere tutte le donazioni politiche. Stesso orientamento per FedEx , CVS Heath, Delta, Exxon Mobil e Walmart. E c’è di mezzo anche l’istruzione. Sono almeno due le università che hanno revocato lauree honoris causa concesse a Trump. La Lehigh University in Pennsylvania, che ha conferito a Trump una laurea nel 1988 e il Wagner College di Staten Island che aveva fatto lo stesso nel 2004 (Gianluca Zapponini, ib.).
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Il grazie di oggi a Marco Bianchi.