«La prima considerazione che con ogni probabilità sta alla base dell’astensionismo è che il sistema del potere ha già stabilito i paletti entro cui stare e le decisioni lasciate alla politica sono ormai marginali. Gli spazi di manovra dei governi sia nazionali che regionali sono limitati perché altri hanno già deciso per noi. Quando un governo nazionale deve farsi approvare la legge finanziaria dalla Commissione europea la sua autonomia politica è fortemente menomata. Se le politiche migratorie le fanno (o non le fanno, anche questo è un modo di farle) altri al nostro posto, se le sorti della moneta non sono nelle nostre mani, se organismi internazionali decidono cosa insegnare nelle nostre scuole, se le nostre leggi vengono sconfessate dalle Corti internazionali è logico che l’uomo qualunque, senza con ciò essere qualunquista, non dia alla politica alcuna importanza. L’astensione in atto, date le sue proporzioni, non è occasionale ma sistemica e vale quindi come risposta ad una crisi sistemica» (S. Fontana, Lnbq, 15.2.23).