«Che cosa avrebbe detto don Giussani? Come avrebbe risposto lui, come si sarebbe comportato in questa mia stessa situazione?». In effetti, nel 1993 il fondatore di Cl così parlò: «Non si può dire amo i miei figli permettendo alla società di farne man bassa. Non si può dire amo la mia famiglia, ci tengo alla mia famiglia, permettendo al costume sociale di distruggerla. Occorre il coraggio di difendere questi riferimenti in pubblico associandosi perché senza l’associarsi la debolezza del singolo o del particolare è travolta da qualsiasi forma di potere». Un libro di Gianfranco Amato e Gabriele Mangiarotti cerca di dipanare la questione: «Per l’umano e per l’eterno. Il dialogo con don Giussani continua» (Ares). Per quanto mi riguarda, credo che ogni realtà ecclesiale, oggi, abbia analoghi problemi sia di scelta che di identità.