Il poligrafo ed eclettico Paolo Gulisano, già medico ed esperto di letteratura anglosassone con particolare predilezione per Chesterton e Tolkien, trovatosi in crisi di astinenza un giorno in cui per ben due ore non aveva scritto niente, ha escogitato I Crononauti (Elledici, pp. 168, €. 9,90), inaugurando il suo ingresso anche nella fiction. Si tratta di un romanzo d’avventure per ragazzi, ma pure per gli attempati che hanno letto i classici per la gioventù. Infatti, la miriade di riferimenti còlti & eruditi di cui sono disseminate le pagine potrà , temo, essere lucrata solo dai nati nel secolo scorso, e almeno nella seconda metà del medesimo. Sanno i ragazzi d’oggi chi era Giulio Verne? Hanno letto qualcosa di Sherlock Holmes e di James Bond? Ma non ha importanza, perché le strizzatine d’occhio dell’autore, novello Umberto Eco, troveranno sicuramente chi saprà lucrarle. Paul McGulisan ha immaginato un tempo ottocentesco in cui a un giovane Jules Verne (ma chi sia lo si capisce man mano) appaiono dei «crononauti» venuti con una macchina del tempo da un futuro remoto (20mila anni, notare il numero che si rivelerà ricorrente) per cercare di impedire la catastrofe che in un’epoca imprecisata si abbatterà sul mondo riportandolo all’età della pietra. Con costoro, sparsisi per il pianeta a causa di un incidente di percorso, il bretone Jules vivrà esattamente tutte le avventure che, poi, finita l’avventura coi crononauti, metterà per iscritto diventando un romanziere famosissimo. Insomma, il Nautilus, il capitano Nemo, le settimane in pallone, il viaggio al centro della terra e quello dalla terra alla luna sono state vere esperienze che Jules ha effettivamente vissuto. Anche il giro del mondo in ottanta giorni che, partendo dalla Londra vittoriana, fornisce l’occasione di far comparire il padre di Mycroft (al lettore indovinare il riferimento), che sarebbe l’«M» dei servizi segreti di allora (idem). C’è il fondato sospetto che Gulisano si sia divertito soprattutto lui, a scrivere questa storia zeppa di rimandi. In ogni caso, io mi sono senz’altro divertito a leggerla. I lettori mi scuseranno se, dato l’oggetto, non posso dire di più. In ogni modo, è un’opera che appassionerà i padri. E che potrà essere utilmente girata ai figli. Chissà che non ci prendano gusto e non nasca in loro la voglia di approfondire…
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