Il patrono di Oslo, Halvard Vebjørnsson, era l’unico figlio di un possidente violento e brutale, e di Torny, cugina del re Olaf il Santo di Norvegia. Nel 1043 aveva ventitré anni e percorreva in barca il fiordo di Drammen, quando una donna gli chiese aiuto. Tre uomini, accusandola di furto, volevano annegarla. Lui la difese e quelli lo uccisero a colpi di freccia, poi affondarono il corpo legandolo a una mola. Ma il cadavere miracolosamente tornò a galla. E i rami di salice con cui venne recuperato fiorirono. La scrittrice Sigrid Undset, premio Nobel, ne scrisse la biografia («Vita di sant’Halvard», Solfanelli). La Undset scrisse il romanzo biografico nel 1925, anno in cui la capitale della Norvegia. Kristiania, aveva ripreso l’antico nome di Oslo. L’anno prima si era convertita al cattolicesimo. Stranamente, malgrado ciò, nel 1928 le venne assegnato il Nobel per la letteratura. Oggi la cattedrale dedicata a Sant’Halvard non esiste più. Quello che era il principale pellegrinaggio nazionale fu cancellato dal passaggio della Norvegia al luteranesimo per opera del re Cristiano III di Danimarca, che impose il protestantesimo con la forza e la pena di morte. Col successore, Cristiano IV, chiese e monasteri vennero distrutti, e gli affreschi di soggetto sacro ricoperti di calce. Per chi non si adeguava c’era il rogo.