Come si fa a parlare di inclusione e, contemporaneamente, di rispetto per tutte le culture (e manie o «orientamenti»)? Per esempio: a scuola. Domenica è festa per i cristiani, venerdì per i musulmani, sabato per gli ebrei. Non conosco il giorno festivo dei sikh (o dei cinesi), ma bisognerà prenderlo in considerazione. Se poi imponi un giorno di festa «laico» e uguale per tutti, rischi di avere certe classi vuote, a seconda dei frequentanti, domenica, venerdì, sabato etc. Chi insegna sa bene che, anche se i presenti sono tre, la classe è come vuota perché non si può spiegare e non si può interrogare. Perciò, o inclusione vuol dire adeguamento alla maggioranza oppure è un casino, visto che nemmeno in una riunione di condominio si riesce a trovare la quadra. A meno che non sia esattamente questo quel che si vuol ottenere, in base alla teoria marxista della dialettizzazione dei contrasti…

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