A sentire la televisione, sembra che l’Italia sia la patria dei delitti più efferati, quelli che da anni non si riesce a risolvere, che tra femminicidi e omicidi siamo diventati un farwest. Ma è l’audience, bellezza. In nome della quale quasi tutte le sere, su qualunque rete, le ammazzatine tengono banco. Con tanto di esperti di bella presenza, testimoni, parenti, avvocati, collegamenti eccetera. Ogni tanto un fuori-onda ci rivela il cinismo di chi impugna telecamere e microfoni (ma anche di chi lo carpisce per passarlo a Striscia la Notizia). Certo, il macabro e il morboso fanno più spettacolo delle cifre. Le quali ci dicono invece che (cfr. Danilo Quinto su «Corrispondenza romana» del 17 dicembre) «nel 2013 si è registrato il tasso di omicidi più basso dall’Unità d’Italia ad oggi: ne sono stati consumati 480 (mentre quelli tentati sono stati 1.027), in base ai dati del Ministero degli Interni elaborati da Marzio Barbagli, professore emerito all’Università di Bologna; un decremento superiore del 70% rispetto al 1990, quando gli omicidi erano stati 1.633. Un dato, quello del 2013, inferiore ai 526 omicidi del 2012, il più basso numero di omicidi compiuti in Italia negli ultimi quarant’anni. Il dato è in costante decrescita negli ultimi vent’anni e pone l’Italia allo stesso livello degli omologhi Paesi europei».