«Nonostante a Riad, Londra e Washington si dicano certi che ci sia l’Iran dietro l’attacco con missili e droni alle installazioni petrolifere saudite del 14 settembre scorso, nessuno è ancora riuscito a produrre prove certe circa l’entità e l’origine degli attacchi che sembra abbiano devastato due grandi siti petroliferi della compagnia di Stato saudita Aramco, bloccando oltre la metà dell’export di greggio saudita» (Gianandrea Gaiani, La Nuova Bussola Quotidiana, 24.91.9). Di sicuro c’è, però, il conseguente aumento del prezzo del petrolio, prima in picchiata. I sauditi ringraziano e anche gli americani, il cui shale-oil torna competitivo. E pure le compagnie petrolifere, che subito hanno adeguato il prezzo alla pompa (dalla quale esce però benzina di prima dell’aumento).