L’Antidoto (del mese scorso) sui canti in chiesa è stato qui molto dibattuto, segno che ogni tanto, inavvertitamente, schiaffo un dito in una piaga. Il che, come minimo, sta a indicare che la questione non è affatto pacifica e pacificata. L’Antidoto, tuttavia, ha fatto emergere anche un altro punctum dolens: il cosiddetto servizio alla Chiesa. E’ incredibile il numero di persone che, animate certo da ottime intenzioni, si sono messe in testa di «servire la Chiesa» in parole e opere, offrendo un servizio che, però, nessuno ha loro chiesto e tantomeno la Chiesa. Infatti, se smettessero di offrirlo, la Chiesa non se ne accorgerebbe neanche. Dunque, sorge il sospetto che sia la Chiesa a fare un servizio a loro, che sennò dovrebbero auto-occuparsi in altro hobby. Onde dissipare un eventuale equivoco, il sottoscritto, col suo blog e la sua attività di scrittore, non è affatto al servizio della Chiesa, per la semplice ragione che la Chiesa non gli mai chiesto niente. Non solo. Se smettesse di scrivere, la Chiesa non se ne accorgerebbe nemmeno. E, anzi, magari qualche suo esponente tirerebbe pure un respiro di sollievo. Perciò –e mi rivolgo a voi, affezionati seguaci degli Antidoti- che non vi venga in mente di pensare che questo blog sia al servizio di qualcosa. Io sono solo uno scrittore che, essendo cattolico convinto, mette nei suoi scritti la sua filosofia e su tutto riflette alla luce di quella. Nient’altro. Ripeto: niente-altro. Dico questo perché ho constatato che gli auto-occupati nel «servizio» di cui sopra sono di solito piuttosto permalosi e lentamente scivolano, quando non siano già scivolati, nella convinzione della preziosità del loro servizio. Così, guai a fargli notare che nessuno è indispensabile, neanche il papa. Infatti, quando muore, subito ne fanno un altro. Buon Anno.
il blog di Rino Cammilleri