«La raffineria di Banyas si trova sulla costa mediterranea siriana in un’area iper controllata, una quarantina di chilometri a sud c’è la base navale russa di Tartus e a nord quella aerea di Latakia. È di proprietà dallo Stato ed è posta sotto sanzioni dall’Ue. Il 22 giugno la raffineria è stata luogo di un fatto misterioso: mentre un’altra petroliera iraniana, la “Stark I” (che il 12 maggio aveva caricato greggio sull’isola di Larak, distributore iraniano davanti a Hormuz, e poi ha risalito Suez col trasponder spento) era in fase di scarico, le condotte sottomarine che collegano il terminal siriano alle navi si sono rotte. Secondo le dichiarazioni dei funzionari locali si è trattato di un sabotaggio: ordigni esplosivi hanno spaccato le tubazioni e prodotto uno sversamento in mare del petrolio. Un’operazione che il vice capo della compagnia siriana per il trasporto del petrolio ha definito “professionale”. La rottura delle condotte ha prodotto un danno che ha portato la raffineria a bloccare le attività per diversi giorni successivi. Non ci sono colpevoli, e come nel caso delle petroliere colpite davanti all’Oman e agli Emirati, si tratta di missioni a plausible deniability. In quelle zone ci sono incursori di diversi attori in grado di compiere certe operazioni». (Emanuele Rossi, Formiche.net, 5.6.19). Qualcuno lo dica a Greta.