Val la pena riportare quanto ha scritto Paolo Togni su «Tempi» (ripreso dall’agenzia SviPop il 10 ottobre 2008) a proposito di Al Gore, premiato col Nobel e pure con l’Oscar nello stesso 2008: «Non sarà però inutile ricordare che nel recente, clamoroso fallimento della Lehman Bros, la sua corresponsabilità è evidente come un cerchio giallo su un elefante; infatti è stato il nostro premio Nobel che ha convinto la banca d’affari ad effettuare poderosi investimenti nel commercio dei crediti di carbonio. Il che è avvenuto sulla base di uno studio previsionale, pubblicato in due parti, a febbraio e settembre 2007, col titolo The business of climate ch’ange; il documento estendeva fino ai cento anni a venire la previsione di grandi affari da realizzare sul mercato derivato da Kyoto. Lo studio è molto piaciuto ai soliti conformisti, e vari governi lo hanno assunto tra i materiali per le decisioni future (“Lo dice pure la Lehman!”); facendo una scommessa sul futuro motivata da una capacità di previsione a cento anni di chi non ha saputo prevedere, a dodici mesi, il proprio fallimento».