Budapest. Orban: “L’intenzione del governo è chiaramente quella di proteggere i bambini e crediamo che la marcia del Pride nel centro della città, ora che l’ambasciatore statunitense non può più guidarla, non debba essere tollerata” (GenderWatch, 3.3.25). L’ambasciatore statunitense.
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Il ministro degli esteri ungherese, Peter Szijjarto: «Quando un politico patriottico o una famiglia politica che mette al primo posto gli interessi nazionali e si oppone alla corrente liberal di Bruxelles vince le elezioni o almeno ha la possibilità di partecipare alle elezioni, Bruxelles inizia immediatamente a esercitare pressioni, attacchi ed etichette (…); quando la guerra non è in Europa, l’Unione Europea, guardando dall’alto con superiorità morale, invita le parti alla pace, sostiene i negoziati e la fine immediata della violenza, ma quando c’è una guerra in Europa, l’Unione Europea fomenta il conflitto, fornisce armi e chiunque parli di pace viene immediatamente stigmatizzato (G. Gaiani, 5.10.23).
Grazie a: patrizia rizza-davide antonio carubelli
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Scrive Alberto Indelicato che nel 1966, decimo anniversario della fallita rivolta antisovietica ungherese, «furono strettamente sorvegliati i cimiteri per evitare che l’omaggio ai defunti, vittime della repressione, si trasformasse in qualcosa di diverso. A pregare o a ricordare i morti non si poteva essere in più di tre persone. Le autorità non avevano dimenticato che il 4 novembre del 1956 le truppe sovietiche avevano sparato su una folla di diverse migliaia di donne che si erano riunite in un cimitero per piangere i loro morti, vittime della repressione dei giorni precedenti» (blog Dissensi & discordanze, 25 luglio 2014).