Quanto sia distante il mondo odierno da quello dei secoli cristianissimi lo si vede nel mutato ruolo sociale dell’attore. A quei tempi categoria disprezzata e tenuta buona tutt’al più per far ridere, oggi è il sogno di ogni giovane. Intere città sono sorte attorno al mestiere, Hollywood in primis. Sono reputati divinità («divi») e alcuni diventano così ricchi da eguagliare i Pil nazionali. Democratica al massimo (chiunque può diventare attore), la categoria è considerata al top della cultura, tanto da ricevere, oltre a quelle del settore, onorificenze governative e di organismi internazionali. L’attore, colui che finge di essere quel che non è, è il modello sociale per eccellenza, così come in altro tempo lo era il cavaliere. Mi si dirà che ciò vale anche per i cantanti e i calciatori. Tuttavia, anche costoro ricevono consacrazione finale solo quando diventano attori, fosse solo di spot pubblicitari. Il nostro mondo, insomma, idolatra l’attore, colui che finge per mestiere di essere qualcun altro. Inquietante.
il blog di Rino Cammilleri
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