Apprendo dal notiziario on line diffuso dal giornalista Antonio Gaspari e concernente l’ambiente che ormai, tra allarmismi e titoli “gridati”, non si capisce più niente e ad ogni intemperia si fa prima a chiedere lo «stato di calamità». Così, nel caso attuale, anziché gocce d’acqua piovono soldi (di Pantalone). Già, perché la cosiddetta emergenza siccità finora ha prodotto due cose: gli spot governativi «pubblicità-progresso» e l’attivazione della diga di Caccamo. 

Ma andiamo con ordine. Pare che gli invasi del Sud abbiano una disponibilità pari a quattro volte quella che avevano lo scorso anno. Già: si dimenticano le piogge torrenziali dell’estate scorsa e dell’autunno (ricordate la Germania allagata?). 

E il Sud è quello che, di solito, appare il più malmesso quanto a disponibilità idriche. Quanto alla diga di Caccamo, ecco qua: costruita vent’anni fa, non fu mai collegata alla città di Palermo. In soli quattro mesi è stata realizzata una conduttura: la ditta vincitrice dell’appalto è stata coadiuvata dal Genio militare, cosa che ha permesso un risparmio di cinque milioni di euro. 

A Palermo arrivavano già duemilacinquecento litri di acqua al secondo. Ora se ne aggiungono altri mille. Se non ricordo male, i sostenitori della teoria del riscaldamento globale si stracciavano le vesti per il nostro Sud, che sarebbe diventato un deserto in poco tempo. Invece, come al solito, i problemi sono solo politici. Ma, poi, davvero la Terra corre rischi climatici? 

Per sapere se nel passato le cose andavano meglio c’è un sistema semplicissimo: gli storici scrutino gli archivi parrocchiali. Scopriranno, per esempio, quante volte sono state organizzate processioni per ottenere la pioggia o per farla cessare. 

Sì, perché nei secoli cristiani (dunque, secoli e secoli addietro) l’unica risorsa era la terra e la tecnologia non permetteva di inquinare con Cfc, CO2, gas di scarico e polveri sottili. Dalle date e dal numero di dette processioni si scopriranno cose del tipo: freddo boja in luglio e caldo indecente in gennaio. Un semplice computer accorperà ed analizzerà questi dati e, chissà (ma non ci spero), la faremo finita una buona volta con le fesserie. E pure, come dice Gianni Riotta, con gli «organismi giornalisticamente modificati».