Sul Corriere della Sera del 4 settembre u.s. è apparsa un’intervista a Denis MacShane, britannico ministro per i rapporti con l’Europa. Tema, il solito: la Costituzione europea. 

Ora, com’è noto, l’Inghilterra è sempre stata la più euroscettica (anche il famoso cantante Paul McCartney non ne vuole sapere), e ancora larghe fasce della sua opinione pubblica non vedono di buon occhio la sostituzione della sterlina con l’euro (infatti, il primo ministro Blair ha giudiziosamente rimandato la decisione sul referendum per l’adozione della moneta unica). 

Hanno attratto particolarmente la mia attenzione le ultime due domande dell’intervista di Claudio Lindner, per le risposte che hanno avuto. 

Le riporto. D.: «C’è chi rilancerà l’idea di inserire nella Costituzione le radici cristiane dell’Europa. Siete d’accordo?» (la richiesta verrà avanzata da Polonia, Spagna, Italia e Irlanda, nazioni cattoliche). 
R.: «In Europa vivono 15 milioni di musulmani, 38 europarlamentari provengono da gruppi etnici diversi, con un diverso background. Mi pare che il linguaggio scelto da Giscard vada bene».

Commento (mio): anche le nazioni protestanti sono cristiane, ma l’insistenza del papa sul tema deve aver fatto loro temere un’appropriazione “papista” dell’idea (eh, cinque secoli di antipapismo non si cancellano facilmente). 

Poi: i 15 milioni di musulmani vivono soprattutto in Francia, Germania e Inghilterra. Il loro ingresso è relativamente recente, e la Costituzione dovrebbe parlare di «radici».

Il numero complessivo degli europei è dell’ordine di centinaia di milioni. E anche gli europarlamentari sono centinaia (rispetto a quei 38 di «diverso background»).

Ma i rapporti maggioranza-minoranze sono quisquilie. La risposta alla seconda (e ultima) domanda taglia la testa al toro. 
D.: «Vede dunque bene l’integrazione della Turchia?». 
R.: «Sì, è una grande e bella sfida storica inserire nella Ue una democrazia a maggioranza islamica. Sarebbe un segnale globale: l’Europa ha abbandonato definitivamente la nozione di religione superiore, che tante devastazioni e distruzioni ha provocato».

Ora, il ministro sembra parlare non certo a titolo personale (come quel «siete d’accordo?» della domanda precedente lascia presumere). 

Prima, par di capire, afferma che il presente (15 milioni di musulmani, 38 europarlamentari) fa aggio sul passato (le «radici»). Poi, è il contrario. Sì, perché le guerre di religione europee (cristiane) sono del XVI secolo, mentre attualmente la religione nel cui nome c’è chi provoca «devastazioni e distruzioni» è un’altra. 

Ora, «il linguaggio scelto da Giscard» è di non nominarla proprio, la religione. Ma siamo sicuri che, così, l’Europa abbia «abbandonato definitivamente la nozione di religione superiore»?

Nella sua storia c’è stata una ideologia che si è imposta, a mano armata, proprio con la scusa che le religioni provocavano guerre, ed è l’Illuminismo. 

Questa «religione laica», comunque, non poteva non dirsi cristiana. Infatti, tanto per dirne una, nacque in Europa e non avrebbe potuto nascere in alcun altro luogo. 

Il titolo dell’intervista era: «L’Italia troverà un compromesso. Ma non insista sul cristianesimo». Già, che barba questa storia del cristianesimo. Chissà perché qualcuno ci insiste tanto. Forse perché (ma è un pensiero mio) non vorremmo appendere la giacca a un chiodo dipinto sulla parete?