Secondo l’agenzia SviPop (Sviluppo e Popolazione) n.102 (24.6.09) in Spagna l’economia “verde” sta distruggendo occupazione. Scrive Riccardo Cascioli: «Per ogni “posto di lavoro verde” creato in Spagna negli ultimi 8 anni grazie al finanziamento pubblico, sono stati distrutti  2,2 posti di lavoro in altri settori. E soltanto 1 su 10 dei nuovi posti di lavoro creati è diventato un lavoro permanente. E’ quanto rivela un recente studio diretto dal professor Gabriel Calzada Alvarez, della Universidad Rey Juan Carlos di Madrid, titolato “Studio degli effetti sull’occupazione degli aiuti pubblici alle fonti energetiche rinnovabili”. La Spagna è stata più volte citata dal presidente americano Obama come un modello di riferimento per il suo progetto di “economia verde”, e in effetti è il Paese europeo che negli ultimi dieci anni ha maggiormente investito in energia rinnovabile seguendo la strada scelta dall’Unione Europea già nel 1997. Lo studio dimostra però che l’economia verde non solo non aiuta a uscire dalla recessione, ma ne è un fattore di aggravamento». Esso ha calcolato anche i mancati investimenti in altri settori. «Una ulteriore conseguenza è stato il drammatico aumento del costo dell’energia, che si ripercuote negativamente anche sull’efficienza delle infrastrutture elettriche convenzionali. Ma lo studio dimostra che per poter sanare il debito pubblico causato dagli investimenti nell’energia rinnovabile la bolletta dovrebbe essere aumentata del 31%. I cittadini spagnoli perciò devono aspettarsi o l’aumento della bolletta o l’aumento delle tasse o una combinazione delle due. In ogni caso l’aumento dei costi energetici e il peggioramento dei servizi stanno già producendo la fuga di grosse industrie, i maggiori consumatori di energia. Lo studio presenta il caso di Acerinox, un gigante dell’industria siderurgica che nel 2004 ha bloccato il programma di espansione in Spagna proprio a causa della politica energetica del paese iberico, così che gli impianti previsti sono stati invece costruiti negli Stati Uniti e in Sudafrica. Ultimo dato da mettere in rilievo è la “bolla” speculativa che tale investimento ha generato. I massicci sussidi statali hanno reso infatti convenienti gli investimenti dei privati nelle energie rinnovabili, tanto che molte compagnie si sono buttate in questo settore. Ma in un periodo di crisi dove è difficile per lo Stato mantenere un tale livello di costi, le compagnie create per lucrare nel settore delle rinnovabili sono destinate al collasso. Con conseguenze facilmente immaginabili». Come mai –aggiungiamo noi- l’ostinazione delle sinistre (Obama, Ue, Zapatero…) per l’economia “verde”? Semplice: perché rimette tutto nelle mani dello Stato, vecchio pallino dei sinistri. Il “verdismo” è tasse, burocrazia e controllo asfissiante dei comportamenti dei cittadini. Ecco perché gli orfani del marxismo sono tutti verdi (e non solo di bile).