Leggo su «Il Giornale» del 22 ottobre 2009 che quest’anno lo Stato elargirà 255.500 euro a venti associazioni d’arma (alpini, bersaglieri, etc.) e 563mila a otto associazioni partigiane e assimilate. Meno della metà, dunque. Ora, giustamente si fa osservare che dei circa trentamila partigiani effettivi «(divennero milioni soltanto il 25 aprile)» i più sono ormai deceduti per ragioni anagrafiche. Laddove le venti associazioni d’arma radunano non meno di mezzo milione di iscritti. Le domande sono due. Una: perché la sperequazione? L’altra: che ne fanno di tutti questi soldi pubblici le otto associazioni partigiane e assimilate?