Leggo su «Il Giornale» del 10 maggio 2011 una recensione di Giovanni Gavazzeni al libro di Filippo Facci «Misteri per orchestra» (Mondadori), dedicato alle morti dei grandi musicisti. Parlando di Mozart, compare un virgolettato: «mentre la Chiesa considerava peccato curare ogni malattia mandata da Dio». Vabbe’, mi ha convito a tenermi lontano dal libro. Certo, è tuttavia stravagante frequentare per anni e anni un quotidiano e non leggere mai la rubrica di Santi che vi tengo da vent’anni ogni giorno. Ripeto: ogni giorno. E dire che è pure breve. E’ altresì curioso vivere a Milano e non essere mai passati dal Fatenebefratelli. O accumular cultura da scrivere libri e nulla sapere dei Camilliani, che hanno inventato la croce rossa (sull’abito, come quel Fratel Ettore che passò la vita a bazzicare per la stazione centrale milanese). Lo stesso Cristo, dunque, sarebbe stato un incoerente, visto che curava ogni malattia mandata da Dio, cioè da se stesso. Boh. Stesso quotidiano, stesso giorno, pagina precedente: Giordano Bruno Guerri ripubblica il suo «Gli italiani sotto la Chiesa», nel quale, ovviamente, si rammarica per l’oppressione «da San Pietro a Berlusconi». Pensate che ora io passi a elencare i benefici della Chiesa all’Italia? No, troppo lungo. Solo uno: 18 aprile 1948, elezioni. Senza la Chiesa, il Guerri starebbe a dirigere l’Istituto Gramsci, anziché il Vittoriale dannunziano.