Luca Di Tolve ha fatto outing alla rovescia dichiarando che lui era gay e adesso non lo è più grazie alla terapia cosiddetta riparativa di Joseph Nicolosi. Ora è sposato e aiuta quelli che, come lui, vogliono uscire dalla condizione omosessuale. A lui il cantautore Povia ha dedicato una canzone, quantunque la prospettiva sia osteggiata (anche “a mano”, com’è accaduto in una chiesa di Milano) da quanti sostengono che l’omosessualità sia una libera scelta. Certo, uno che si cura sottrae materia prima, ma oggi ci interessa il libro che Di Tolve ha scritto: «Ero gay» (Piemme). Nel quale si leggono anche cose curiose come le seguenti. Una è questa: avendo deciso di andare a confessarsi dopo secoli, trovò una chiesa vuota e un frate nel confessionale, un frate con la barba bianca. Quando lo guardò attraverso la grata, vide che somigliava a Padre Pio. Grande fu la sua sorpresa alla fine: il prete che uscì dal confessionale non solo non aveva alcun barba ma era anche negro. Eccone un’altra: a Medjugorje, mentre gli ex tossici di suor Elvira raccontavano la loro esperienza, si udirono delle grida risuonare. Erano grida provenienti da voci diverse e le sentirono tutti. Una, in particolare, ripeteva: «L’ho scritto io il Codice da Vinci, l’ho scritto io…».