Riassunto: la francesina Candice Cohen-Ahnine negli anni Novanta conobbe a Londra un giovane principe saudita. I due fraternizzarono e nel 2001 ebbero una figlia. Poi la cosa finì, lui tornò in patria e lei pure con la figlia, al cui mantenimento provvedeva a distanza il padre. Nel 2006 lui sposò una cugina ma insistette perché Candice gli portasse la figlia per, almeno, fargliela vedere. Nel 2008 lei commise l’errore di acconsentire. Era una trappola: in Arabia le fu sequestrato il passaporto e tolta la bambina. Lei fu rinchiusa e sottoposta a pressioni di ogni genere. Riuscì a fuggire nell’ambasciata francese. Senza soldi e senza documenti, solo nel 2009, grazie all’interessamento della Francia, poté uscire dall’incubo. In Francia pubblicò un libro che rese nota al mondo la sua vicenda (titolo: “Rendez-moi ma fille!”) e iniziò una battaglia legale che vinse nel gennaio 2012, perché il tribunale di Parigi minacciò il suo ex compagno di arresto internazionale. Venerdì 17 agosto 2012 il cadavere della trentacinquenne Candice è stato rivenuto nel suo appartamento parigino, in circostanze che gli inquirenti hanno definito “oscure” (cfr. “Il Giornale” del 19 agosto 2012). Ho il fondato sospetto che rimarranno tali.