Joris-Karl Huysmans era così decadente che, al suo confronto, D’Annunzio e Wilde erano frati. Il suo personaggio passava il tempo a guardare una tartaruga delle Galapagos incastonata di gemme aggirarsi lentamente sul tappeto marocchino; prendeva il treno solo per bere il giusto tè a Londra. Un altro dandy, Barbey D’Aurevilly, dopo averlo letto sentenziò che all’autore restava solo la scelta tra la croce e la canna di una pistola. Fu anche satanista prima di andare a morire come monaco trappista. Lo aveva convertito la bellezza della liturgia cattolica (quella ottocentesca). Cfr: Joris-Karl Huysmans, L’oblato (D’Ettoris Editori, pp. 400, €. 21,90).