cipro

CIPRO

«Nell’estate del 1974, la Turchia organizzò due sanguinose campagne militari contro Cipro e invase la parte settentrionale della Repubblica di Cipro. L’area è ancora occupata illegalmente dalla Turchia che non ha alcun riconoscimento dal diritto internazionale. Molte atrocità ben documentate furono commesse dalle forze di occupazione turche durante l’invasione. I civili, compresi i bambini tra i sei mesi e gli undici anni, furono assassinati. Molti sono stati arbitrariamente detenuti dalle autorità militari turche e posti in campi di concentramento. I detenuti sono stati torturati o esposti ad altri tipi di trattamento disumano, compresa l’esecuzione di lavori forzati. Donne e bambini greco-ciprioti di età compresa tra 12 e 71 anni sono stati stuprati. Le case e i negozi di coloro che dovettero andarsene furono saccheggiati, sequestrati e confiscati. Dal 1974, la Turchia ha occupato con la forza circa il 37% del territorio sovrano e il 57% della costa della Repubblica di Cipro. La pulizia etnica nel nord di Cipro da parte della Turchia ha provocato lo sfollamento di circa 200.000 greco-ciprioti, circa un terzo della popolazione dell’isola. Oltre ai greco-ciprioti, anche gli armeni, i maroniti e altri ciprioti non musulmani sono stati sfollati con la forza» (Uzay Bulut, giornalista turca per testate come The Washington Times e The Jerusalem Post. Intervista a N. Spuntoni, Lnbq, 13.12.21).

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CIPRO

Da “I cristiani dimenticati di Cipro”, di Giovanni Masini, “Il Giornale”. Riporto pari pari: « “Repubblica turca di Cipro Nord” (…) violentata, come quasi tutti gli altri edifici di culto cristiani nella parte settentrionale dell’isola di Cipro. Abbandonate dai greci in fuga davanti ai soldati turchi trionfanti, le chiese degli ortodossi e dei cattolici maroniti sono state dissacrate e ridotte a magazzini. Alcune vennero convertite in luoghi sacri a Maometto, come a Larnaca Lapithou e Yilmazkoy, per poi essere dimenticate dopo la costruzione delle nuove fiammanti moschee in stile ottomano. Altre vennero saccheggiate (…). Nel monastero del profeta Elia le pecore si abbeverano al battistero. In quello di Larnaca i pastori turchi macellano le capre nelle celle dei monaci. Alcuni villaggi maroniti abbandonati dalla popolazione sono stati completamente circondati dalle caserme e ancor oggi sono inaccessibili ai loro antichi abitanti. È la sorte di Assomatos ed Aghia Marina, (…) la riapertura al culto è soggetta al beneplacito delle autorità militari (…). Il valore delle icone antiche è inestimabile e i trafficanti di opere d’arte lo sanno bene. Anche a Mirthou il monastero di San Pantaleone è chiuso per restauri, dopo decenni di oblio. Sul campanile ancora svetta una croce di pietra distrutta per metà. (…) per due volte il santo abbia scaraventato giù dalla torre i soldati turchi inviati ad abbatterla. (…) La cappella di Santa Maria (…) è stata riaperta su ordine del sindaco turco dopo che a una donna musulmana apparve in sogno la Vergine. Da cieca che era, la donna riacquistò la vista. (…) cimitero. Fra i rovi e gli sterpi, le croci di marmo sono in terra, spezzate. (…) anche dopo quarant’anni ai pochi cristiani rimasti (…) ancora vietato di ricoprire quelle lapidi scoperchiate (…), accendere un lume e portare un fiore».